Arrigo Giovannini

NUVOLE
Forme d'aria

immagini di Arrigo Giovannini

sede Pro Loco, Piazza Garibaldi,5 Suzzara

mostra fotografica
14 - 28 settembre 2025



La materia dei Sogni
Le nuvole nell’arte

Quante volte abbiamo rivolto lo sguardo al cielo, incantati dal lento scorrere delle nubi, mutevoli creature d’aria che si rincorrono nella volta celeste, come storie effimere narrate dal vento? Fin da bambini, in quelle forme evanescenti, abbiamo scorto draghi, manieri, pecorelle, streghe. Ogni attimo una visione diversa, ogni visione un sogno.
Come ha scritto Gavin Pretor-Pinney nel suo Cloudspotting: “Cosa c’è di più bello di un cielo azzurro? Un cielo pieno di nuvole”. Strati, cumulonembi, cirri… nomi scientifici che ben poco raccontano dell’incanto che suscitano. È vero, sono vapore acqueo, ma non possiamo ridurle a un semplice fenomeno atmosferico.
L’Arte, da sempre, le ha elevate a simboli spirituali, strumenti di meditazione, ponti verso il divino. Nell’Antichità, prima che la scienza spiegasse la loro natura, le nuvole erano oggetto di miti. Per i Greci, dimora degli dèi: il monte Olimpo, avvolto da nubi, era il luogo delle adunanze divine, come narrato da Giulio Romano nella sala di Amore e Psiche a Palazzo Te a Mantova. Nella contigua Sala dei Giganti, vediamo Giove, su nubi perlacee, scagliare la sua ira contro i titani ribelli. Anche Esiodo lo definisce “adunatore di nembi”.
Ed è ancora Zeus che, trasformato in nube, nel celebre dipinto del Correggio Giove e Io, seduce la ninfa Io. Il volto del dio emerge tra vapori eterei, in un virtuosismo che Correggio aveva già sperimentato nella cupola di San Giovanni Evangelista a Parma, forte della lezione di Mantegna. Fin dall’antichità, l’uomo scrutava il cielo in cerca di segni: per prevedere guerre, raccolti, o eventi della vita quotidiana. Nacque così la nefelomanzia, arte di leggere il futuro osservando la forma delle nuvole.
Forse anche Andrea Mantegna la conosceva, quando dipinse la Camera Picta per Ludovico II Gonzaga. Qui, un oculo spalanca un cielo lapislazzuli da cui pendono soffici nembi. Secondo alcuni, tra quelle nuvole si cela l’autoritratto dell’artista. Un dettaglio che, reale o immaginario, ci invita a cercare i messaggi nascosti in quell’inconsistente materia.
Nel Romanticismo ottocentesco, il simbolismo rinascimentale lascia spazio all’osservazione scientifica. John Constable, “l’uomo delle nuvole”, studia il cielo inglese con rigore: annota ora del giorno, condizioni meteo e direzione del vento nei suoi cloud studies, realizzati en plein air. In un’estate del 1822, dipinge oltre 50 olii su un solo soggetto: la nuvola, sempre diversa, sempre viva. Nei suoi cieli si alternano minacciosi addensamenti, albe rosate, tramonti dorati. Ma in tutti trionfa la luce. Contemporaneo a Constable, William Turner sceglie una via più impetuosa: le sue nuvole non sono oggetto di studio, ma tempeste dell’anima. Nei suoi cieli in burrasca si sprigiona la forza della natura, potente e indifferente, che travolge ogni presunzione umana. Non c’è equilibrio, solo energia: Sturm und Drang. Infine, nel Novecento, il Surrealismo abbandona ogni pretesa descrittiva. René Magritte inserisce le nuvole in contesti paradossali: un calice colmo di vapore, una porta che lascia entrare una nube, un occhio che riflette un cielo nuvoloso. In questi “cortocircuiti visivi”, l’artista ci interroga: ciò che vediamo è reale, o solo desiderato? Le sue nuvole non descrivono, ma suggeriscono. Non imitano il mondo: lo reinventano. Come direbbe Magritte: Ceci n’est pas un nuage.
Anastasia Malacarne

La mostra è realizzata con il patrocinio del




Approfondimenti:
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La materia dei Sogni, Anastasia Malacarne leggi
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Info: mostra a cura dell’Associazione amici del Premio Suzzara

Sede Pro Loco - Piazza Garibaldi, 5 - Suzzara
Orari di apertura: Sabato e domenica 10.00-12.30 e 16.00-19.00
nei giorni della Sagra del Crocifisso (18-24 settembre) dalle 20.00 alle 23.00